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Sino al luglio del 2013 il 26 di quel mese per me era sempre stato la Festa Nazionale di Cuba: l’anniversario all’assalto della caserma Moncada. Dal 26 luglio 2013 non è più così. Quel giorno si svolsero a Cardano al Campo i funerali di Laura Prati, sindaca di quel paese, raggiunta dai colpi di pistola di un dipendente del Comune, mentre il mattino del 2 luglio era nel suo ufficio a lavorare.

Una giornata densa di emozioni. Tante persone. Tanti esponenti delle Istituzioni presenti, molti Sindaci, il Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, un amico. Avevo chiesto al mio amico Roberto Maroni, allora Presidente della Regione Lombardia, di partecipare alla cerimonia.

Mi rispose senza incertezze di sì.

Sapeva benissimo quanto fossi legato a quella ragazza e quanta fiducia e speranze avevo riposto in lei. In politica, come nella vita, la fiducia in una persona ha un valore inestimabile. Mi sono sempre fidato di Bobo. Non è mai venuto meno, con me, alla parola data.

Anche in quella circostanza mantenne la parola. In chiesa eravamo vicini. Ho ancora in mente il suo abbraccio ad Alessia, la giovanissima figlia di Laura.

La scomparsa di due persone come Bobo e Laura ha impoverito di molto la mia vita.

Sono stato destinatario anche delle confidenze sulla loro vita privata. Riguardanti, per esempio, i loro ragazzi. Entrambi, legatissimi ai figli, quando mi raccontavano comprensibili preoccupazioni, mi trasmettevano una dolcezza rara che mi regalava momenti di gioia purissima nel constatare la fiducia che riponevano nella mia, supposta, saggezza.

Sono grato a coloro che hanno voluto realizzare uno spazio pubblico dedicato a Bobo.

È importante ricordare. Non si deve vivere di ricordi, ma chi non ricorda non vive. E allora ho pensato di dare anch’io un piccolo contributo nel richiamare frammenti inediti finora custoditi gelosamente nel mio cuore.

Perché proprio adesso? Perché lo scorso 2 luglio ho ricordato alla mia edicolante che erano trascorsi 12 anni dall’attentato a Laura Prati. Mi ha risposto: chi è Laura Prati?

Ci ho riflettuto.

Perché ciò che per me, e non solo per me, è stata una tragedia, per quella ragazza, giovane ed intelligente, semplicemente non è mai esistita.

Certo, per Bobo il rischio di dimenticare il suo impegno è infinitamente minore. È stato Ministro più volte, Presidente della Regione Lombardia e tante altre cose ancora. Ma il rischio zero non esiste nemmeno per lui. Un giorno, forse, richiamerò in quali circostanze nacque il suo primo impegno da esponente di governo. Fu assessore nella giunta comunale di Varese nel 1993. E altre centinaia di episodi vissuti insieme pericolosamente, ma sempre con entusiasmo, leggerezza e consapevolezza.

Ciò che mi colpisce, tuttavia, in questi mesi così drammatici per la Storia, non è la “nostalgia canaglia” per gli irripetibili momenti comuni che hanno dato luogo a risultati concreti per le nostre comunità.

Mi manca molto la possibilità di confrontarmi con lui sulle caratteristiche e sul futuro di questo Mondo.

Sono più che mai persuaso che vi sono forze potenti che puntano “a non farci pensare”.

I rapporti geopolitici, economici, culturali che si stanno definendo richiederebbero, al contrario, una fortissima autonomia di giudizio. Invece si assiste, sempre di più, anche nella Politica, a penosi balbettii finalizzati alla ricerca di visibilità e di posizionamento individuale. C’è un’efficace espressione dialettale che rende bene l’idea: “cu’ bun par tucc i urinari”. Non c’è bisogno della traduzione.

Bobo e Laura erano totalmente immuni da quella patologia. Certamente non erano due “barlafüs”.

Oggi, invece, abbiamo esponenti politici che, anche con funzioni di Governo, cambiano idea e posizione con la disinvoltura di una ballerina della Scala, da un giorno all’altro. E anche la guida degli Stati più importanti del Mondo sembra appannaggio di persone senza scrupoli dedite all’affermazione di valori di dominio e potenza. Mortificando ogni autorevolezza degli organismi internazionali, a partire dall’Onu. Le guerre sono considerate ormai uno strumento “normale” per regolare i rapporti di forza.

Valori come la pace, il rispetto per la vita umana, per la dignità del lavoro, per la natura, la libertà, la giustizia sociale, l’autonomia dei popoli, sembrano ferrivecchi del passato.

Cosa avrebbero pensato Bobo e Laura? Sui fondamentali dei loro valori ho ben pochi

dubbi. Non so se potrebbe ancora accadermi di ricevere una telefonata come quella che mi fece Bobo, una mattina del 2011, quando, senza quasi passare per i saluti, mi domandò cosa ne pensassi delle “primavere arabe”.

So che sulle spalle dei giovani, interessati a non disperdere i valori di Bobo e Laura, ricadono grandi responsabilità. E sono sicuro che non mancherà loro la voglia insopprimibile di pensare, di libertà e di lotta politica per cambiare il Mondo.

Daniele Marantelli