Era il 2008 quando Bobo, per la seconda volta Ministro dell’Interno, riuscì a far approvare, con efficienza ambrosiana, un pacchetto di riforme molto importanti sul tema sicurezza.
Maroni introdusse un principio rivoluzionario: conferire ai Sindaci più potere per garantire la sicurezza urbana.
Un’iniziativa legislativa concreta e duratura che, ancora oggi, consente ai Sindaci di poter agire nei loro territori a tutela dei cittadini.
Un solco su cui è urgente proseguire, tanto più alla luce dei cambiamenti sociali legati all’urbanizzazione che hanno reso ancora più difficile affrontare la sfida della sicurezza.
La strada maestra è quella della responsabilità degli amministratori locali che conoscono meglio di chiunque le proprie città e sono legati ai cittadini da un mandato democratico.
Io stesso, da Consigliere comunale, quotidianamente mi scontro con problematiche legate alla sicurezza urbana, alla gestione e all’azione delle polizie locali. Spesso si tocca con mano l’assurdità di un sistema che sembra costruito per non funzionare. Per esempio, la legge dello Stato che disciplina le assunzioni della polizia locale prevede di conteggiare il numero degli agenti all’interno dell’organigramma del comune, come fossero dipendenti ordinari, quando è ovvio che la sicurezza rappresenta un ambito che ha bisogno di tutt’altri parametri.
Un passo importante sarebbe scorporare le assunzioni dal computo, soprattutto nei comuni che hanno in conti in ordine e non meritano di far pagare ai propri cittadini il costo delle inefficienze altrui.
Questa potrebbe essere una prima risposta a un problema che oggi colpisce indistintamente: amministrazioni di centrodestra e di centrosinistra, nelle grandi città come nei piccoli centri
Un altro passo lungo la via segnata dal Bobo.

